26 Dicembre

Il giorno di Natale, nonostante la pandemia e il divieto di assembramento, la produzione dei rifiuti è triplicata. I cassonetti traboccanti. L’uomo aspetta. Chiude la quinta busta di spazzatura e attende che arrivi domani. Le regole sono ferree. L’immondizia si deve buttare dalle ore tredici ed entro le ventidue, ora in cui scatta il coprifuoco. L’uomo si sveglia allo sferragliare dei camion, sono le cinque del mattino, finalmente i cassonetti sono vuoti. Aspetterà con pazienza le ore tredici. Chiude la sesta busta di spazzatura. Santo Stefano. Mattina. L’uomo è in terrazzo. Una tazzina di caffè. Ore otto, osserva, attende. Terzo piano. Un bel sole rischiara il freddo mattino. I cassonetti sono nella via. Vuoti. L’uomo sorseggia il suo caffè e gode del tepore del sole. Ore dieci, una signora anziana si avvicina al cassonetto dell’indifferenziata e con fatica depone due enormi sacchi. Le regole sono ferree. Non si può fare. L’uomo giustifica. Un’anziana. Ore undici. Un’auto si ferma, apre il cofano e riempie completamente il cassone con carta e cartone. L’uomo è nervoso, urla, si sporge dal terrazzo. Arriva un ragazzino, spinge un carretto stracolmo di bottiglie. Vetro, plastica. Lo segue un signore distinto con altre 3 buste e un cane che rilascia escrementi in allegria. Sono le dodici, segue una processione. Donne, uomini, bambini, ragazzi, auto, motorini. L’uomo in terrazzo si dimena, urla, scaraventa a terra la tazzina. Entra in casa, scavalca le ormai dodici buste di spazzatura, afferra il telefono e chiama i vigili urbani, la polizia e i carabinieri . Denuncia. Torna in terrazzo. I cassonetti traboccano. Dieci minuti alle tredici. L’uomo afferra tre sacchi, si precipita in strada. Inciampa, cade, si rialza. Arriva al cassone. Silenzio intorno. Si arrampica sulla montagna di rifiuti e dispone i suoi sacchi. Uno, due e tre. Cinque minuti alle tredici. Sirene dall’allarme, una frenata, sportello… Fermo! L’uomo si volta. La montagna frana.