
La strada finisce nel vuoto.
Pare quasi che il cielo si debba tramutare in terra per far continuare la mia folle corsa. La sabbia rossa scorre veloce sotto i piedi nudi sollevando piccole nubi di polvere, roventi.
“Il cielo diventa terra.”
In lontananza scorgo il cimitero, abbarbicato sulla scogliera.
Un presagio? un richiamo?
Nessuno mi potrà fermare, ho deciso.
In un momento ho deciso.
Basta con la paura.
E’ buffo come uno ci pensa per giorni, a volte per anni ed invece basta un’attimo, una scintilla.
Vedo l’orlo del precipizio davanti a me, ancora pochi metri.
Sento una voce urlare.
Ho deciso, non m’importa, dica quel che vuole.
La strada è finita.
Il mio piede nudo calpesta l’ultima roccia, poi il vuoto.
“Il cielo diventa terra, la terra diventa un fuoco.”
Tutto gela, rimango nell’aria, sospeso.
Riesco a scorgere un gabbiano con la coda dell’occhio, mi guarda, s’interroga, forse mi giudica.
Pensi quel che vuole, ho deciso.
D’improvviso il sole mi acceca, ed il tempo riprende a scorrere.
Veloce, troppo veloce.
Non ho paura.
Precipito.
Non ho più paura.
Un senso di pace mi pervade, mi preparo allo schianto.
Inarco la schiena e distendo le braccia.
“Il cielo diventa terra e la terra diventa un fuoco, per me che sono il figlio del mare.”
Le onde baluginano rosse al tramonto, mentre riemergo dall’acqua, sotto gli applausi scroscianti di uno sparuto gruppo di ammiratori.
Altri si avvicinano commentando la mia impresa, mi riempiono di domande.
Quanto sarà alto? L’hai fatto altre volte? Che coraggio! In un momento ho deciso.
Non ho più paura.
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