di Maurizio Casu
Seduta su una sedia, guardava dritta davanti a se e annuiva.
Abito nero, elegante ma sobrio.
La stanza in penombra, le veneziane abbassate, alcuni deboli raggi di sole cadevano sulla scrivania.
L’uomo parlava con voce melliflua, morbosa.
Superati i convenevoli la conversazione, o meglio il monologo esaltato, verteva sul rapporto amichevole fra datore di lavoro e collaboratrice.
“Lei è molto bella, single, ha un curriculum eccellente… un uomo come me potrebbe aiutarla”
La donna taceva, forse per imbarazzo e l’uomo si sentiva sempre più forte.
Ora la sua mano iniziava ad allungarsi sulla scrivania.
Mostrava un contratto da firmare.
Stop.
“La telecamera ha ripreso altro?
Perchè mi avete chiamato?
Dimissioni in bianco, ammiccamenti, richieste particolari…”
Dal buio della sala si levò una voce rauca.
“Commissario, ha fatto colazione stamattina?”
Start.
Lei si alza, prende una borsetta in pelle e l’appoggia sul tavolo.
Lui allunga una mano e le sfiora un seno, poi sale sulla scrivania dando le spalle alla telecamera.
La ragazza si inchina.
Stop.
“Ha già fatto colazione?” insistette l’appuntato.
“Portami un caffé, la storia si fa interessante…” rispose il commissario.
Entrò nell’ufficio.
Un uomo sulla cinquantina l’accolse con un grande sorriso, un vestito elegante e modi confidenziali.
Si presentò al colloquio di lavoro con la speranza di non incorrere nelle solite domande. Quello sul curriculum non era il suo nome, nemmeno si ricordava più il suo vero nome, lavorava sotto copertura, lavorava per se stessa.
“E’ sposata? Fidanzata? Ha intenzione di fare figli?”
“Lei è molto bella, single, ha un curriculum eccellente… un uomo come me potrebbe aiutarla.”
Pensò per un attimo di lasciar perdere ed andare via, ma l’audacia dell’uomo, la mano sul seno, la sua voce così sensuale le fecero cambiare idea.
Adorava quel lavoro.
Si sentì fremere dentro solo al pensiero, così si alzò in piedi e prese la borsetta.
L’uomo salì sulla scrivania e si slacciò i pantaloni.
Era bello, ricco ed affascinante.
“Chiudi gli occhi” gli disse sussurrando.
Aprì la borsa ed estrasse il suo strumento di piacere.
“Peccato che la telecamera non sia dalla parte opposta…” commentò divertito il commissario.
La sua ilarità durò meno di un secondo.
La testa dell’uomo esplose ricoprendo lo schermo di sangue e pezzi di materia cerebrale. “Vuole ancora il suo caffè, commissario Amos?” chiese la ragazza alle sue spalle.
“No, cazzo!”
Amos si voltò di scatto ritrovandosi faccia a faccia con l’assassina del video.
“Mi chiamo Minoe, non abbiate paura”
E scomparve, semplicemente svanì, davanti ai suoi occhi.
© Riproduzione Riservata