In Prigione In Prigione, cantava Bennato. In prigione ci sono stato pure io, per suonare e cantare, la prima volta nel 2019 e la seconda il 16 Ottobre del 2021. Al carcere di Alghero, ovvero alla Casa di Reclusione Giuseppe Tomasiello. E’ stata necessaria una preparazione psicologica, perchè l’esperienza è una bomba emotiva, soprattutto quando suoni in una band come i That’s all folks che ha fatto della spensieratezza e l’allegria il proprio motto! In cionfra we trust! Noi che confidiamo nella cionfra, un termine e un modo di fare tutto Sassarese, un mix fra satira e menefreghismo che mette in burla ogni problema. Il nostro spettacolo è un mix di musica e divertimento con siparietti comici a far da collante ai vari brani. Ed è sicuramente per questo che siamo stati richiamati per una seconda volta come ospiti, talmente graditi da meritarci una sorpresa da parte dei detenuti, un buffet di ringraziamento che ci ha commossi non poco. La trafila per entrare in carcere, da uomini liberi, è giustamente lunga. Documenti vari, targa dell’auto, elenchi dei materiali, green pass ecc. Siamo stati invitati e coadiuvati dalla gentilissima Luisa Villanti, capo area educativa della casa di reclusione, promotrice di varie attività. Abbiamo suonato nella biblioteca “Fabrizio De Andrè” che è anche un teatro con un bel palco tutto in legno e un’acustica niente male. Lo stesso che qualcuno avrà visto in tv su “Storie maledette” dove la Leosini, qualche tempo fa, ha intervistato un detenuto accusato di omicidio. Siamo entrati direttamente dalla carraia, con l’auto carica di strumentazione, dopo i vari controlli e i vari cancelli, abbiamo costeggiato il cortile con il campo di calcio e siamo arrivati fino alla biblioteca/teatro. Devo dire che le guardie sono state gentilissime, due le conoscevamo già dal 2019. Dopo aver piazzato la strumentazione e le luci e mentre finivamo di fare i suoni gli ospiti hanno iniziato a prendere posto . Una breve presentazione da parte della Dottoressa Villanti e via per un saliscendi di emozioni, canzoni, cori, claps e battute con il pubblico fino a quando, Fabio, ha chiesto di poter cantare qualcosa . Celentano, “l’emozione non ha voce”. Un breve sguardo di intesa con le guardie e ci siamo ritrovati un quarto “Folks” sul palco. Un’esibizione, la sua, carica di pathos, cantava (bene) e piangeva. Tutta la preparazione psicologica fatta e la precedente esperienza mi sono servite per trattenere il groppo in gola che mi avrebbe impedito di andare avanti. Nel frattempo anche la direttrice ci ha raggiunti in teatro, in tempo per vedere Fabio scendere dal palco fra l’ovazione dei suoi compagni. Abbiamo chiuso la nostra esibizione con “il cielo è sempre più blu”. Dopo i ringraziamenti di rito siamo stati invitati al rinfresco in nostro onore. Un buffet che ha annullato definitivamente le distanze. Abbiamo chiacchierato fino a quando il tempo a disposizione è scaduto ed ognuno è ritornato alla propria realtà.


